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2025: un anno importante per la gestione delle acque destinate al consumo umano
Home News 2025: un anno importante per la gestione delle acque destinate al consumo umano
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novità e nuove regolamentazioni per il mondo del trattamento acque

2025: un anno importante per la gestione delle acque destinate al consumo umano

La gestione della risorsa idrica è sempre più presente nell’agenda del Legislatore. I contributi passati e presenti sia a livello europeo che statale sono sempre più stringenti e finalizzati alla tutela della salute pubblica. Tutti gli attori della filiera idro-potabile sono chiamati ad un costante aggiornamento per essere in linea con quanto richiesto.

Abbiamo fatto un punto con Giorgio Temporelli Consulente Tecnico Aziendale, Divulgatore Scientifico e Team Leader Piani Sicurezza Acqua con cui EBWorld collabora da tempo per la digitalizzazione dei Piani di Sicurezza dell’Acqua. 

Stiamo attraversando un periodo ricco di novità e nuove regolamentazioni per il mondo del trattamento acque, provvedimenti che spaziano dalla qualità delle acque destinate al consumo umano, quindi sul piano sanitario, alla gestione delle acque reflue e della dissalazione, per una migliore tutela della risorsa idrica e dell’ambiente.

Di grande rilevanza è il Decreto Legislativo 23 febbraio 2023, n.18 “Attuazione della direttiva (UE) 2020/2184 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2020, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano”. Questo decreto prevede, tra i vari aspetti innovativi, la modifica dei parametri di qualità dell’acqua con l’introduzione di nuovi elementi e diversi limiti di concentrazione, la regolamentazione degli elementi filtranti e dei reagenti chimici oltre ai materiali a contatto con l’acqua potabile, ma soprattutto è rivoluzionario nel prevedere un nuovo approccio alla sicurezza basato sulla valutazione dei rischi e l’implementazione dei piani di sicurezza dell’acqua (PSA), per tutti i Gestori d’acquedotto e per gli edifici prioritari a cura di una nuova figura, il GIDI (Gestore Idrico della Distribuzione Interna).

Un altro importante provvedimento è rappresentato dalla recente Direttiva (UE) 2024/3019 del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 novembre 2024, che stabilisce norme sulla raccolta, sul trattamento e sullo scarico delle acque reflue urbane, allo scopo di proteggere l’ambiente e la salute umana. Sono molte le novità introdotte da questo corposo documento (353 articoli e 8 allegati) che prevede anche interventi a lunga scadenza. Tra i principali aspetti innovativi si evidenzia che:

  • i Paesi dell’UE saranno tenuti a promuovere il riutilizzo delle acque reflue trattate provenienti da tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, con particolare alle zone soggette a stress idrico;
  • si introduce la responsabilità estesa del produttore (EPR) per i medicinali per uso umano e i prodotti cosmetici, che dovranno coprire almeno l’80% dei costi del trattamento quaternario necessario per rimuovere i microinquinanti dalle acque reflue urbane, con finanziamenti nazionali a integrazione;
  • dovrà essere rigorosamente eseguito il monitoraggio di vari parametri di salute pubblica, inclusi virus noti e patogeni emergenti, inquinanti chimici (come i PFAS), microplastiche e resistenza antimicrobica;
  • entro il 2035, tutte le acque reflue urbane dovranno essere sottoposte a un trattamento secondario prima di essere scaricate nell’ambiente per tutti gli agglomerati con una popolazione di almeno 1.000 abitanti equivalenti;
  • entro il 2039, il trattamento terziario (che prevede la rimozione di azoto e fosforo) dovrà essere applicato in tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue che servono almeno 150.000 abitanti equivalenti, ed entro il 2045 in quelli che servono almeno 10.000 abitanti equivalenti;
  • entro il 2045, un trattamento quaternario, in grado di rimuovere un’ampia gamma di microinquinanti, sarà obbligatorio per tutti gli impianti che servono almeno 150.000 abitanti equivalenti, mentre per quelli che servono almeno 10.000 abitanti equivalenti sarà basato su una valutazione del rischio.

La Direttiva prevede un approccio One Health (metodo teso al raggiungimento della salute globale del pianeta, ovvero degli esseri umani, degli animali e dell’ambiente), con l’intento di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra, migliorando i bilanci energetici delle attività di raccolta e trattamento delle acque reflue e contribuendo alla transizione verso un’economia circolare.

Tutto ciò che un tempo nel settore della depurazione era considerato un rifiuto verrà valorizzato come risorsa (un processo che è già in atto), ovvero:

  • riuso delle acque reflue, opportunamente depurate, in vari settori, principalmente in agricoltura ma anche in campo industriale (ad esclusione del settore potabile);
  • riuso dei fanghi di depurazione, opportunamente trattati, come fertilizzante o per la produzione di pellet;
  • riuso del biogas prodotto dalla digestione anaerobica dei fanghi, opportunamente depurato in biometano, come combustibile.

In ambito ambientale è degno di nota il recente Decreto 6 novembre 2023 del MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) “Adozione dei criteri ambientali minimi per gli affidamenti relativi ai servizi di ristoro e alla distribuzione di acqua di rete a fini potabili”, meglio noto come “Decreto CAM”.

A seguito dell’entrata in vigore di questo decreto (1 aprile 2024), per la prima volta, le stazioni appaltanti della Pubblica Amministrazione si sono trovate l’obbligo da di prevedere erogazione di acqua potabile nel rinnovo dei servizi di ristoro.

Per quanto riguarda nello specifico della distribuzione di acqua di rete a fini potabili, di seguito alcune informazioni di ordine pratico presenti nei CAM per gli operatori del settore:

  • le nuove apparecchiature per l’erogazione di acqua di rete trattata devono essere dotate di sistemi di trattamento dell’acqua in accordo con quanto previsto dal Decreto del Ministero della Salute 7 febbraio 2012, n. 25;
  • per il gruppo di frigo-gassatura si devono utilizzare gas refrigeranti naturali e con potenziale di GWP (Global Warming Potential) ovvero il potenziale di riscaldamento globale inferiore o uguale a 9 fino al 31 dicembre 2025, mentre dal 1° gennaio 2026 il potenziale GWP deve essere uguale o inferiore a 4 ed avere casse in acciaio inox e alluminio anodizzato;
  • le stazioni appaltanti possono prevedere un punteggio tecnico premiante all’operatore economico che, per gli interventi di manutenzione, si impegna a utilizzare veicoli elettrici, e ibridi;
  • occorre stabilire delle procedure di manutenzione in accordo con la stazione appaltante, che tengano conto delle indicazioni fornite dai manuali di uso e manutenzione degli erogatori.

In questo periodo di grande fermento in ambito normativo, il 2025 si presenta come un anno particolarmente importante per tutti gli operatori del settore, e in particolare per i Gestori del SII, viste le imminenti novità in arrivo e le prossime scadenze.

Tra le prossime novità c’è l’attesa della pubblicazione del decreto di aggiornamento del D.Lgs 18/2023, che comprenderà revisioni sui metodi di valutazione e approvazione dei Piani di Sicurezza dell’Acqua implementati dai Gestori, aggiornamenti riguardanti i controlli per le reti idriche interne degli edifici prioritari e modifiche al parametro chimico PFAS.

Per quanto riguarda le prossime scadenze si avvicina la data del 12 gennaio 2026 quando diventerà cogente il controllo e il rispetto dei valori limite previsti per alcuni nuovi parametri previsti dal D.Lgs 18/2023, come il bisfenolo A, i clorati, gli acidi aloacetici, la microcistina-LR, i PFAS e l’uranio, ma anche la modifica dei valori limiti per alcuni parametri esistenti, come il cromo. Verranno coinvolti i laboratori e i gestori dovranno garantire il rispetto dei valori limite stabiliti contemplando, se necessario, l’inserimento di nuove tecnologie nella filiera di trattamento.

In tale ambito giocherà un ruolo fondamentale la valutazione dei rischi e l’implementazione dei Piani di Sicurezza dell’Acqua (PSA), che attualmente risulta essere assai disomogenea sul territorio nazionale. La scadenza prevista per gennaio 2029 sembra lontana ma non lo è se si considera che il lavoro da fare è molto anche alla luce del fatto che ogni Gestore dovrà generalmente prevedere più piani per i vari territori gestiti.

Molti Gestori hanno già completato la prima stesura del proprio PSA, altri sono in fase di implementazione, altri ancora devono iniziare e tra questi alcuni sono molto lontani dal farlo.

Le difficoltà non sono poche. Il PSA non va considerato come attività estemporanea, va invece seguito con continuità. L’implementazione di un PSA necessità di risorse, umane e materiali (per gli eventuali piani di miglioramento); di fatto si tratta di un onere a carico del Gestore, anche se è prevista la collaborazione di consulenti esterni esperti settore trattamento acqua e con competenze specifiche nello sviluppo dei PSA (Team Leader qualificati), che possono contribuire ai lavori entrando a far parte del Team di lavoro.

Le esperienze maturate da alcuni Gestori con l’utilizzo di una piattaforma software dedicata hanno evidenziato come tale opportunità possa essere funzionale nell’implementazione di un PSA, conformemente alle Linee Guida 22/33, consentendo di ottimizzare i tempi e il lavoro delle risorse interne del Gestore grazie all’automazione di alcuni processi di compilazione (es. nodi-check list-eventi pericolosi-pericoli-MdR), agevolando così lo svolgimento della valutazione dei rischi infrastrutturali e dei rischi analitici.

Dott. Giorgio TEMPORELLI
www.giorgiotemporelli.it

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